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Almanacco di Sopravvivenza
600 PB | Troncomorto, Segaiola
Estratto dagli scritti del Baronetto di Troncomorto Nunzio e dai saggi consigli del suo Gran Cavaliere Marzio
PROVE TECNICHE
“ - Ma scusa sta già scrivendo quel coso?!
- A parte che “coso” è abbastanza offensivo e comunque si, sta scrivendo
- Ma io non voglio ci sia questa roba all’inizio delle mie gloriose memorie
- Ne abbiamo già parlato, Nunzio, non sono memorie e Il Figlio mi bruci se sono gloriose
- Si sì va bene senti ora dico “Taglio” così sappiamo dove tagliare.TAGLIO!
- Ottimo bravo Nunzio!
- …. TAGLIO! ”
CONSIGLIO PRIMO: TROVARSI UN AMICO
Nacqui destinato alla grandezza, solo ancora non ve n’ero venuto a conoscenza.
Già da giovine Segaiola mi stava stretta.
Troppi invidiosi incapaci di riconoscere le mie doti da cacciatore, troppo stolti perfino per capire quale fosse la mia preda.
La prima regola che ti darò, o picaro, è la seguente:
Sii sempre affamato, ma soprattutto, non mangiare da solo.
E a tal proposito, dopo non poche peripezie, trovai, per mia enorme fortuna, Marzio.
Marzio, cacciatore le cui abilità facevano impallidire le mie
Marzio, più prezioso delle petecchie stesse.
Lo trovai fiacco e senza un occhio ma, magnanimo e lungimirante, mi riproposi di fargli ritrovare nella caccia la sua ragione di vita.
Partimmo così verso Nord.
CONSIGLIO SECONDO: FARSI UN NOME
Giungemmo a Troncomorto che puzzava, ma dove gli stolti vedevano una cloaca, io sentivo lo dolce tanfo di opportunità.
Di lì l’intuizione: questi villani dovevano vedermi come IO mi vedevo.
Rivestitomi a specchio delle mie aspettative, arriviamo a piè pari alla seconda fondamentale regola:
Non importa chi sei, ma conta unicamente chi vuoi essere.
Forte de lo mio nobile aspetto, riuscì senza troppo impegno ad entrare nelle grazie de lo Mastro Di Chiavi locale, che Il Figlio lo abbia in gloria.
Per sua gentile concessione divenni Terzista, un titolo fin troppo umile per un uomo della mia taratura, ma da qualche parte bisogna pur incominciare.
La fama che lo mio nome si portava dietro ci condusse su dritti e spediti per la scala sociale, ma con altrettanta velocità ci rese obbiettivi prelibati per li più vili malviventi che vagavano ne lo confino con Pisco.
Tanto bastò per finir presto preda di una losca imboscata, che per malasorte de li nostri aggressori e grazie alla mia sagace guida e alla creativo e preciso caccino de lo mio fedele compagno, finì per essere un successo schiacciante a nostro solo beneficio.
Marzio venne di fatti nominato birro e io entrai, con pieno diritto che il mio stesso destino mi aveva conferito, nell’Alto Consiglio Cittadino.
Fù lì conobbi la mia amata gallinella e, contestualmente a codesta visione di rara bellezza, lo suo nobile compagno di vita, il magnanimo Gigio Della Scaglia, che Il Figlio abbia in gloria pure lui.
Trascinato da lo carisma di codesto impavido Baronetto, decisi che fosse lo mio compito riscuotere co lo sangue il debito che la vicina cittadina, egida della putrida Gora, aveva contratto con cotale infame attacco.
La brigata tirata sù per la giustificata vendetta si mosse celermente e con cautela, ma con mia somma sorpresa, nel corso di eventi assai confusi, confusionari e spiacevoli, il Castello di Pisco esplose, bruciando per giorni.
CONSIGLIO TERZO: TROVARE L'AMORE
Alla gioia per li fatti di Pisco, seguì di lì a poco tempo un fatto che lasciò un enorme cicatrice nelle vite di tutti noi.
Ma la vita è una lotta e le gloriose quanto avventate azioni del lo nostro compianto Baronetto bussarono alla porta a chieder di conto.
Passarono difatti diverse cinquine ma, durante una battuta di caccia nei pressi de lo solito confino, fatti tutt’oggi nebulosi e poco chiari condussero a lo ritorno a Il Figlio del nostro nobile Gigio.
Ma la furia, come lo foco, non conosce fine se non la sua stessa estinzione, e la vendetta si abbattè nuovamente su di noi, sotto la seducente forma di una boccia di vino, la quale, come ogni bella cosa, nascondeva uno veleno mortale.
Dove però purtroppo il Mastro di Chiavi non potè nulla se non abbandonarsi alla morte, potè la mia tempra di uomo del destino.
O picaro caro, lo mio terzo consiglio è quindi il seguente: cerca l’amore in mezzo al dolore.
Fù infatti lo pianto cieco che ci si era riversato addosso dopo tal funesti avvenimenti a mostrare con cristallina chiarezza l’amore unico e speciale che ormai mi univa alla vedova del compianto e amato Gigio.
Per lo scaltro però non è mai saggio dare scandalo, soprattutto in luoghi come Troncomorto, piccoli e chiacchieroni.
Fu quindi solo dopo un congruo periodo di cordoglio che incaricai lo fedele Marzio di prender lo comando delle Guardie e del Birrame, proteggendo la città nell’attesa dello arrivo della Savia Congrega.
CONSIGLIO QUARTO: NON FIDARTI MAI
Investito, quale Terzista dal grado più alto e componente dell’Alto Consiglio, del titolo di Baronetto, feci pesare, non senza ragione, le mie gentili parole al fine di nominare Mastro di Chiavi una vecchia quanto meritevole conoscenza, che presto, nello dolce tripudio di una Troncomorto in festa, celebrò davanti al Figlio e a Picaria l’unione tra me e la dolce Baronetta.
Acquisito lo titolo, mio malgrado ma inevitabilmente per manifestazione dello destino stesso, mi illusi, come l’ultimo degli stolti, che le nostre tribolazioni fossero finite. Ancora oggi me ne pento e dolgo.
Dopo le cinquine più felici della mia vita, in una calda e calma notte, una banda di maledetti al soldo di Francesco, Gran Cavaliere di Troncomorto, uno dei più fidati tra li miei uomini e lo più infame fra i traditori, ci assalirono nei nostri alloggi durante il sonno. Se non fosse stato per lo fulmineo e provvidenziale intervento del prode e poderoso Marzio starei probabilmente riposando sotto terra con la mia amata, amatissima mia moglie.
Di qui lo mio ultimo consiglio, o infausto viaggiatore: sii sempre fonte della più alta fede, ma non concedere mai la tua cieca fiducia.
Dopo una confessione strappata personalmente, e ammetto anche in preda ad una cieca furia, al vile traditore toccarono il taglio della lingua e, successivamente, la morte per impalamento.
Ma tutto ciò non potè placare la vergogna e lo dolore.
Passaron altre cinquine, e Troncomorto sembrava non poter trovare pace.
Da quando però Marzio è stato investito a furor di popolo del titolo di Gran Cavaliere, a dimostrazione del suo valore e la sua audacia, le tragedie che attanagliavano continuamente Troncomorto si sono interrotte.
Rimane una promessa, fatta a me stesso, alla salma della mia amata moglie e alla mia città: Pisco pagherà i suoi debiti di sangue.