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Un Dono Inusuale
639 PB | Fortezza Vecia
Capita sovente nella caotica moltitudine di storie e persone che popolano Picaria vi siano fatti tanto assurdi da essere veri.
Eppure mai s’era sentito di un picaro che, di sua sola sponte, rinunciasse alla propria libertà per lo folle desiderio di concederne ad un altro.
Ma andiamo con ordine.
Il Ciclo era il 639 e come ormai avveniva da tempo immemore, L’Unica seguitava ad alternare onerosi doni e tentati omicidi al fine di metter piede tra le strette fila della nobiltà di Fortezza Vecia.
L’ultimo assoldato a peso d’oro per l’ingrato compito di assassinare l’erede al trono altri non era che lo famigerato Assassino delle Dune, un infallibile Sicario proveniente direttamente da Altarocca.
Tanto abile che le numerose e imponenti mura di Fortezza Vecia erano state per lui una sfida affrontabile anche dopo un paio di bocce di Spirito di quello buono.
Ma nulla nella sua lunga e tortuosa vita avrebbe potuto prepararlo a ciò che trovò oltre una delle molteplici e imponenti porte che dividevano in piccoli pertugi l’immenso formicaio di corridoi che costellano il palazzo reale della Città senza Serrature.
La casata reale della città era rinomata per trascorrere l’intera esistenza nel palazzo, evitando dove possibile persino rapporti con i parenti stessi.
Un lusso, pensava il sicario, che in pochi in tutta Picaria potevano permettersi.
Essere serviti e riveriti come divinità, trascorrendo intere giornate a coltivare gli ozi più disparati.
Un sogno che nessuno sano di mente si permetterebbe di raccontare dopo il risveglio.
Eppure, negli occhi del ragazzo che si era trovato davanti non vedeva quella gioia che avrebbe pervaso chiunque altro che si fosse trovato adagiato in quelle lussuose lenzuola.
“Che odore ha la terra dopo la pioggia?” - chiese mansueto al sicario.
“Cos’è il mare?” - seguitò senza dargli il tempo di rispondere.
“Sei qui per liberarmi?”
“Sono qui per ucciderti” - disse fermo il sicario.
“Te ne sono grato, ma dimmi, cos’è il mare?”
Nel pieno di una notte buia e profonda, il sicario, senza sapere perché, cominciò a narrare le storie che avevano inciso i solchi della sua memoria, per dipingere al ragazzo l’immagine di un mondo che mai aveva avuto e mai avrà la possibilità di vivere.
Dalle desertiche lande del nord agli imponenti ghiacciai di Diaccia, dagli enormi galeoni corsari alle decadenti zattere dei bucanieri.
Storie di vita, storia di morte, storie di gaudio e risa, ma anche di dolori e rancori.
Amicizie, amori, tradimenti e giuramenti.
“Sembra bello sai? Salutami il mare quando uscirai di qui”
Lasciato solo davanti alle innumerevoli ricchezze di quella stanza, il sicario aveva compreso di aver posseduto da sempre un qualcosa che neanche tutto quell’oro era in grado di garantire.
Cosí decise, come molte volte nella sua vita dopo un sorso di spirito, che era giunto il momento di un piccolo scambio.
Il ragazzo ignaro si risvegliò vestito di stracci su un carro che costeggiava il Golfo, dove la luce si infrange sul mare come le onde dello stesso sulla spiaggia.
Il conducente del carro, con occhi pregni li lacrime e astio, passa un pizzino al ragazzo:
“Uno entra e uno esce, giovane!
Buona fortuna e salutami il mare”